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L’EDITORIALE DI APRILE – 120 kg di leggerezza

L’EDITORIALE DI APRILE – 120 kg di leggerezza

Premessa: il giorno prima di andare in stampa mi è stato chiesto da due differenti persone di modificare questo editoriale e di togliere un box, piuttosto critico, dall’articolo sui minimali presente sulla rivista di Aprile. Il motivo? A seguito del mio intervento diretto (ho parlato con il Presidente Leoni, il DG Cacciatore e un membro della commissione), e a seguito dell’intervento di Rinaldo Gaspari per AOPA Italia, la follia dei 120 km/h è stata tolta ripristinando il concetto di peso a vuoto che era presente nella proposta che ho firmato insieme a Volominimale e ai produttori. Ho deciso comunque di non modificare nulla, per due motivi:
1- E’ bene che tutti sappiano cosa succede e come si arriva a certi risultati, ed è bene che chi opera nel nome e nell’interesse di tutti i piloti se ne prenda l’intera responsabilità davanti a tutti, sapendo che esiste un controllo “sociale” e mediatico esercitato nel pieno rispetto del diritto di informazione.
2- Ho imparato che prima di dare annunci vittoriosi è bene vedere nero su bianco cosa è stato stabilito.
Il tutto senza alcun pregiudizio verso nessuno, nel solo interesse di chi vola. Buona lettura (rb)

Andiamo in stampa mentre è in corso una serrata consultazione tra operatori del settore a salvaguardia dei piloti e dei loro interessi, in parte ne leggete a pag 94. Al centro i lavori di una Commissione istituita in Aero Club d’Italia per la modifica del DPR 133/2010, il cui risultato deve essere presentato a breve in Consiglio Federale. Parte di questi lavori sono da tempo di dominio pubblico con decine e decine di interventi sui forum e sulle mailing list e, anzi, proprio il Presidente di AeCI Giuseppe Leoni ha voluto una sorta di consultazione pubblica per recepire le richieste dei piloti e degli operatori prima che il lavoro della commissione fosse concluso. Iniziativa lodevole che mi fa intravedere un AeCI forse (e finalmente) diverso, più vicino alla base dei piloti. Tra le proposte avanzate c’è anche quella firmata dalla nostra rivista, dall’organizzazione “Volominimale” e dai produttori, attraverso un loro rappresentante, per adottare in toto la regolamentazione UL120 tedesca, che semplifica al massimo l’approccio al volo minimale. Proposta subito recepita, ma che rischia di essere completamente stravolta dal lavoro della commissione.

In pratica ci risulta che uno dei membri abbia contestato il concetto del peso a vuoto per paura che ciò possa per analogia introdurre il peso a vuoto anche per gli ultraleggeri. Timore assolutamente infondato in quanto l’orientamento futuro EASA è chiaro e parla di peso a vuoto superiore ai 400 kg e peso massimo al decollo di 600 kg per i velivoli leggeri, con norme al passo con i tempi che finalmente “vanno oltre” sanando una situazione su cui tutti voi che leggete avete tranquillamente chiuso gli occhi almeno negli ultimi 25 anni, così come li ha chiusi AeCI e ogni altro Ente che vi venga in mente; di contro, recepire una norma già operativa da anni in alcuni Paesi europei non costringe certo l’ufficio legislativo del Ministero Infrastrutture e Trasporti a inserire il giorno dopo il peso a vuoto anche per gli ultraleggeri. Semmai ci si adeguerà alle future norme europee. La proposta salomonica scaturita dalla commissione (salomonica e pericolosa), è stata invece quella di mantenere il numero 120, ma riferirlo alla velocità massima. Il che dimostra che chi fa queste proposte conosce probabilmente poco del volo minimale (e non è certo una colpa, ma dovendo mettere nero su bianco i punti principali di una futura normativa sarebbe comunque bene saperne qualcosa di più di “poco”), e che si prendano decisioni drammaticamente errate che si riflettono su un’intera categoria di piloti e operatori è inaccettabile e non lo accetteremo mai. Dove sta il problema? Semplice: con 120 kg si è obbligati a costruire macchine semplicissime e poco performanti, intrinsecamente facili, sicure e, dulcis in fundo, economiche. Una fantastica porta di ingresso nel mondo del volo, specialmente per i ragazzi. La cosa ha dimostrato di funzionare talmente bene che la UL120 tedesca, nella Germania che è patria ultra fiscale di tutte le certificazioni, è stata lo scorso anno ulteriormente semplificata eliminando velocità minime o massime e carico alare, lasciando solo il peso a vuoto. Inserendo come parametro di riferimento la velocità, mantenendo magari i 300 kg al decollo dei microlight monoposto, ecco che anche velivoli ad alte prestazioni, magari molto impegnativi nella gestione, possono diventare improvvisamente minimali solo cambiando un’elica, stravolgendo il principio stesso di volo minimale e di sicurezza intrinseca della categoria. O, peggio, si può innescare anche in questa fascia semplicissima una rincorsa ai velivoli performanti senza che il peso sia più un limite naturale e “sano”. Ne ho parlato personalmente con il presidente Leoni che ha compreso in pieno lo spirito della proposta e ne ho parlato anche con il direttore generale di AeCI Cacciatore, che fa parte della commissione e che mi ha spiegato quali siano i timori che hanno portato l’intera commissione a optare per i 120 km/h come parametro identificativo della categoria. Mi auguro che la discussione in AeCI si possa riaprire.

Il compito di VFR Aviation, che oggi grazie alla joint con VFR Team raggiunge mensilmente circa 50.000 appassionati di volo a 360°, è innanzitutto quello di informare, di far sapere cosa succede e anche di fare critiche e proposte costruttive; non abbiamo nulla contro il lavoro della commissione, men che mai nei confronti dei singoli membri, e la nostra proposta vuole anzi essere di aiuto a chi magari ha poca dimestichezza con un settore specializzato e di nicchia come il volo minimale (che però sta diventando in Italia fenomeno importante, con alcune centinaia di piloti e almeno cinque produttori di velivoli). Scriverne quindi è un dovere di informazione e un concreto supporto al lavoro della commissione; scriverne in maniera pacata e aderente alla realtà dei fatti è, infine, anche una corretta integrazione alle decine e decine di interventi che abbiamo letto su forum e mailing list, dai toni ben più accesi, assolutamente significativi dell’attesa e dell’attenzione con cui migliaia di piloti e appassionati italiani stanno seguendo in prima persona ciò che accade nel nostro mondo e che riguarda il nostro futuro prossimo. Arrivare a volare in Italia come si fa in Francia (è il primo Paese che mi viene in mente), con regole semplici, sostenibili e uguali per tutti, e con la stessa dignità qualunque sia il nostro tipo di velivolo o di licenza, è un sacrosanto diritto che per troppo tempo ci è stato negato. Adesso è il momento di cambiare.

Rodolfo Biancorosso – direttore@vsaviation.it

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