Select Page

L’editoriale di gennaio 2020 – Volo elettrico: l’uovo di Colombo è l’island hopper

L’editoriale di gennaio 2020 – Volo elettrico: l’uovo di Colombo è l’island hopper

In attesa della piena funzionalità dei sistemi ibridi, costituiti da un motogeneratore endotermico (che può anche essere molto “pulito”), un pacco batterie di peso sostenibile e motore elettrico per la propulsione in grado di offrire almeno due ore di volo più riserva con pesi complessivi e affidabilità accettabili, e in attesa delle promettenti ricerche sulle fuel cell a idrogeno, forse la vera soluzione per i problemi di peso e di autonomia, il volo elettrico di fine anno è stato pervaso dal furore del brevissimo raggio. L’uovo di Colombo. Ormai tutti hanno capito che con la tecnologia attuale delle migliori batterie, incluse quelle ad alta densità a Solfuro di Litio in fase di sperimentazione, più di qualche decina di minuti di volo con un minimo di autonomia non si possono fare, il che significa range ridottissimo. E allora è partita la corsa alla realizzazione del velivolo elettrico puro specializzato, l’island hopper, un aereo che cioè opera su coste e arcipelaghi collegando isole poste a breve e brevissima distanza, potendolo fare con pacchi batterie di bordo di peso accettabile, visto che la specifica minima di cui abbiamo sentito parlare è di 20 minuti di volo e 10 di riserva. Un dato, una tantum, coerente con quanto abbiamo rilevato provando velivoli elettrici. Il primo a volare è stato il canadese DHC-2 Beaver 6 posti di Harbour Air con il motore magni500 da 750 hp, un volo celebrato come il “primo volo elettrico commerciale della storia”, anche se con a bordo il solo pilota e con una durata di volo effettiva inferiore ai 4 minuti. E nel frattempo è stato annunciato per il 2021 il primo volo del Britten-Norman Islander 9 posti ibrido, con motori elettrici e motogeneratore, in grado di volare per un’ora più riserva, e quindi di fare cinque o sei voli sulla brevissima distanza senza necessità di ricarica. Ecco il punto, specializzarsi su scenari particolari come quelli delle isole e su brevissime distanze è un approccio corretto al volo elettrico, ma per arrivare alla redditività va prevista l’incidenza in tempo e in costo delle inevitabili e frequenti ricariche, eventualmente con un numero almeno doppio di aeroplani sulla stessa mini tratta, in modo che mentre uno vola l’altro si ricarica ed è pronto a dargli il cambio. Va considerato infatti che per portare in volo 6 o 9 persone con aerei che pesano al decollo dai 2.300 kg del Beaver ai quasi 3.000 dell’Islander le potenze in gioco sono decisamente elevate, ed altrettanto elevata è la necessità di energia disponibile, energia che al decollo con 750 hp a piena potenza si “brucia” davvero in poco tempo. Ma è una sfida che tecnicamente si può vincere e che, questa volta, mi vede meno scettico del solito.

Grazie, Igino

Saluto da questa pagina il caro Igino Maria Coggi, nome storico nel campo del giornalismo aeronautico, avendo diretto per anni la testata Air Press, e da qualche anno collaboratore attivissimo di VFR Aviation con una serie di affascinanti articoli storici e con la creazione, fortemente voluta, della rubrica di apertura “Industria e Istituzioni” che propone ogni mese uno sguardo d’insieme sull’attività istituzionale di ENAC ed ENAV, sulle novità di mercato e sull’aviazione business e commerciale. Igino da qualche anno aveva problemi di salute, affrontati con leggerezza e con l’immancabile accoppiata “caffè e sigaretta”, sino a che lo scorso novembre è circolata improvvisamente nell’ambiente e sui social la notizia che ci aveva lasciato. Lo annuncio solo adesso perché, per quanto possa sembrare pazzesco, non sono riuscito ad avere notizie esatte su cosa sia successo, pur contattando tutti coloro che lo conoscevano. Poi, come mi ha scritto un comune amico, “mi sono arreso all’evidenza”. So solo che ci siamo sentiti a settembre e mi ha chiesto di curare personalmente la rubrica e di pubblicare il bellissimo articolo sul pilotaggio degli idrocorsa del Reparto Alta Velocità perché “non sono in forma e per un mesetto non scriverò. Ma poi ricomincio”. La rubrica ovviamente continuerà, non concepisco altro modo di rendere omaggio a un amico, un gran signore nella vita e nella professione, ma anche un discreto goliarda che scherzava spesso, lui pilota di aliante, sul fatto che le sue iniziali fossero “IMC” e che sull’aliante l’orizzonte non c’era. Cieli blu, Igino.

Advertisement

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ti è piaciuto?

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO CON I TUOI AMICI !

Ti è piaciuto ?

CONDIVIDI QUESTO ARTICOLO CON I TUOI AMICI