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Non ha elica e non ha motore, ma è l’aereo di carta più tecnologico al mondo

Non ha elica e non ha motore, ma è l’aereo di carta più tecnologico al mondo

“Questo drone si autodistruggerà in 10… 9… 8…”.

Missione impossibile? Niente affatto, e lo studio condotto da Otherlab, con la supervisione e l’apporto tecnologico di DARPA, è uno dei più intriganti che ci sia capitato di vedere ultimamente.

Si tratta di un drone veleggiatore usa e getta, capace di volare esclusivamente in planata e di portare in tempi brevissimi un carico pagante di elevato valore (tipicamente medicinali o sangue) in zone inaccessibili per mancanza di vie di comunicazione, o in zone di guerra, dove presenta il vantaggio di essere assolutamente impossibile da intercettare.

La sigla di questo drone tuttala realizzato in cartone è APSARA (Aerial Platform Supporting Autonomous Resupply Actions) ed essendo un veleggiatore può volare e raggiungere la sua destinazione solo se lanciato in quota da un vettore, tipicamente un grosso velivolo da trasporto che con un sistema dedicato è in grado di lanciare in una sola missione anche centinaia di questi droni.

Il modello attualmente in sperimentazione ha un carico pagante di 1 kg, ma si prevede di arrivare sino a 10 kg. La struttura è realizzata in uno speciale cartone rinforzato, incollato e irrobustito con applicazioni di nastro adesivo in carta, e la cosa inconsueta è che il tutto è biodegradabile in tempi estremamente rapidi.

La guida sfrutta un sistema elettronico GPS a basso costo, anch’esso del tipo “usa e getta”, e a dispetto delle perplessità per una simile operazione, i test iniziali hanno dimostrato una assoluta efficacia del sistema.

Tutta l’elettronica è fornita da DARPA (che sta sperimentando vari tipi di droni, anche ad ala fissa e decollo verticale), e deriva da uno studio denominato VAPR – Vanishing Programmable Resources – su un’elettronica “che si autodistrugge” da installare sui droni che vengono impiegati in situazioni belliche e che potrebbero cadere intatti in mano al nemico.

Il profilo di missione tipico prevede il lancio da un C130 o da un C-17 e una prima fase di stabilizzazione con un volo in circolo, prima di iniziare la planata verso l’obiettivo tenendo conto delle condizioni meteo, del vento alle varie quote e anche di eventuali ascendenze e discendenze.

Raggiunta la zona di atterraggio con una quota di sicurezza il drone scende con un percorso circolare per avere la certezza di raggiungere il punto prestabilito.

L’utilizzo tipico è quello di portare medicinali in zone inaccessibili o pericolose, ad esempio in caso di emergenze umanitarie, il raggio di azione dal momento dello sgancio in quota è di circa 90 km.

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