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L’editoriale di agosto: addio aviosuperfici?

L’editoriale di agosto: addio aviosuperfici?

Addio aviosuperfici?

Riflessioni da un Paese che odia il volo e che lo combatte con lo sfascio burocratico

Premessa: siamo uno dei Paesi più belli al mondo, il turismo è una delle nostre risorse primarie e proprio per questo si cerca di incentivarlo in tutti i modi. Per quanto riguarda noi che voliamo, si sta cercando di fare, con enorme ritardo, semplicemente quello che esiste in tutto il mondo civile, europeo e non: incentivare l’avioturismo con una serie di iniziative che (in un Paese civile non ce ne sarebbe bisogno, vi basta leggere i resoconti dei viaggi all’estero su questo numero) hanno portato a un disegno di legge, al momento fermo per la crisi di governo, che mira a valorizzare le aviosuperfici italiane e ad attrarre flussi turistici dall’estero. E se tralasciamo per un attimo il turismo, il gran numero di aviosuperfici disponibili, in un Paese con la nostra orografia, vuol dire mobilità, anche per motivi di lavoro, e soprattutto sicurezza per tutti quelli che volano con qualsiasi tipo di velivolo, grazie alla possibilità di tanti alternati disponibili per qualsiasi evenienza. Alcune aviosuperfici, senza bisogno di nessuna legge, offrono già da tempo servizi ineccepibili, unicamente per l’impegno dei proprietari e dei gestori che spendono e rischiano in proprio per promuovere il volo.

Figure che andrebbero ringraziate. Anzi, premiate.

E il “ringraziamento” che sta per capitare loro sul collo è la bozza del nuovo regolamento di “Liberalizzazione dell’uso delle aree di atterraggio – avio-idro-elisuperfici” pubblicata da ENAC lo scorso 14 luglio. Un titolo “Liberalizzazione” che sembra una presa in giro, perché leggendo la bozza si rimane sconfortati, si rimane senza parole. Un intrico di nuove richieste e obblighi, con un delirio burocratico che arriva all’obbligatorietà di un corso per i gestori ogni due anni, pena il decadimento, e con un carico di responsabilità personale che semplicemente non è legale in alcuni aspetti. I motivi? Li illustra in una lettera allegata alla bozza il Direttore Aeroporti Davide Drago che, tra l’altro, ci spiega che l’attuale regolamento non è allineato alla regolamentazione europea (“Ce lo dice l’Europa” funziona sempre), che la diffusione delle aviosuperfici “impone una evoluzione dell’impianto logico e fattuale teso a garantire che le stesse abbiano standard di sicurezza tali da non ridurre il livello di Safety del sistema dell’Aviazione nel suo complesso (aiuto! – nda)”, e conclude ricordando che è necessaria “l’attuazione di un sistema efficace di controllo dell’ubicazione delle aviosuperfici e della tipologia di operazioni attive” per evitare interferenze con i droni. Con i droni! Come se ENAC oggi non sapesse quali e quante sono le aviosuperfici. Leggendo la bozza di regolamento i punti che appaiono lunari sono tanti, troppi. Il gestore, che non necessariamente deve essere un pilota, è investito di responsabilità tecniche (e giuridiche) che non gli competono, ad esempio deve avere competenze sulle prestazioni dei vari tipi di aeromobili e deve autorizzare ogni pilota che decide di usare un’aviosuperficie. Ma c’è di più: deve raccogliere i dati dei piloti e conservarli per cinque anni (una cosa questa che, se realizzata, indurrà il Garante a fare a pezzi chi in ENAC ha partorito una simile genialata) e per poterlo fare deve avere il Nulla Osta della Questura (che non è richiesto al gestore di un aeroporto!). Vi sono inoltre nella proposta gravi imprecisioni per le aviosuperfici occasionali che se attuate porterebbero a un inaccettabile vuoto legislativo.

Cosa fare? Vi invitiamo a leggere con attenzione la bozza di regolamento all’indirizzo che pubblichiamo, e a proporre, entro il 13 settembre 2022, tutte le osservazioni che ritenete opportune. Un nuovo regolamento è il benvenuto se viene incontro ai piloti, gli unici responsabili delle operazioni sulle aviosuperfici, e ai gestori, persone appassionate che si limitano a mettere a disposizione di tutti le loro strutture, in conformità a quanto previsto da ENAC. Se passasse senza modifiche un simile regolamento un buon 30 – 40% delle aviosuperfici italiane chiuderebbero, in particolare quelle, preziosissime, dentro i CTR. È questo che si vuole? Siamo davvero un Paese i cui Enti regolatori odiano il volo? Ultima, asettica, nota: in un Paese civile l’Aero Club nazionale avrebbe immediatamente investito della questione il Governo ed eretto le barricate pur di proteggere le aviosuperfici, l’attività di volo e le figure che la consentono…

Bozza di regolamento, lettera agli interessati e modulo commenti a questo indirizzo:

https://www.enac.gov.it/la-normativa/normativa-enac/consultazione-normativa

 

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