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L’EDITORIALE DI SETTEMBRE – NON TUTTI VIVIAMO DI SOGNI

L’EDITORIALE DI SETTEMBRE – NON TUTTI VIVIAMO DI SOGNI

“A volte il nostro mondo, che dovrebbe essere uno di quelli più impregnati di passione, entusiasmo, dinamismo, curiosità, voglia di andare sempre oltre e avanti, è in realtà popolato da “piloti” che fai fatica a riconoscere come tali, perché ragionano in tutt’altri termini che questi. Mi chiedo spesso se ci sia veramente ancora posto per i sogni nel mondo del volo, o se sia sprofondato anche questo nostro ambiente nell’insopportabile mediocrità”

Queste parole sono la risposta di un caro amico pilota, cui ho fatto leggere in anteprima l’articolo di pag 78, e con cui ho scambiato alcuni pensieri privati. Ho scritto quelle due pagine di getto, dopo che il Bugatti 100P è caduto subito dopo il decollo del suo terzo e ultimo volo, prima di essere destinato a un museo, e dopo aver letto alcuni commenti cinici e disincantati sull’incidente e sul velivolo. Le ho scritte innanzitutto per far capire a chi non conosceva questa impresa (assolutamente folle, concordo in pieno), quale fosse il suo significato e la valenza per tutti noi che viviamo di passione e, quindi, anche di sogni. Il Bugatti 100P Replica è stata la perfetta rappresentazione di un sogno perché del tutto irrazionale, intrinsecamente instabile e pericoloso, figlio di un’epoca nella quale sperimentare le macchine più esasperate sulla pelle dei migliori piloti collaudatori era il passaggio necessario per ottenere risultati. Andate a visitare il Museo AM di Vigna di Valle e guardate il magnifico e minuscolo idrocorsa Fiat C29 che non riuscì mai a volare decentemente, e che solo per puro volere della sorte non uccise nessuno: Mario Bernasconi prima, e Francesco Agello poi, ebbero numerosi gravi incidenti in collaudo che portarono alla fine del progetto. Ma il C29 fu il banco di prova definitivo del potente motore Fiat AS5 che, montato in tandem sull’MC72, portò al record del mondo ancora oggi imbattuto. Ogni volta che guardo il C29, arte allo stato puro, mi chiedo come potesse un uomo infilarsi “dentro un motore con le ali”, respirando gas di scarico con visibilità praticamente zero, e andare in volo senza sapere nulla di come l’aereo si sarebbe comportato. Negli anni ’30 tutto ciò aveva un senso e i piloti non solo si infilavano lì dentro, ma avevano anche il fegato di non togliere gas sino al momento del decollo. Ettore Bugatti non arrivò al collaudo del racer più pazzesco che fosse mai stato concepito e forse è stato meglio così, perché quella che io considero una vera opera d’arte e di tecnica è diventata una specie di leggenda. Un sogno che, finalmente restaurato, accoglie i visitatori del Museo EAA di Oshkosh.

Poi arriva un signore che ha soldi da spendere e che ha una eccezionale esperienza di volo, dall’F16 in giù: Scotty Wilson. Scotty nel 2009 inizia la ricostruzione del Bugatti 100P esattamente come fu realizzato nel 1937, e decide di farlo decollare per chiudere un pezzo di storia del volo rimasta incompiuta. A cosa serve portare in volo un aereo critico che non darà mai alcun contributo tecnico al volo di oggi? Serve solo a sognare, a sgranare gli occhi quasi con le lacrime dalla commozione, come abbiamo fatto in tanti vedendo quell’incredibile missile blu staccare le ruote da terra e, finalmente, volare. L’evidenza e la razionalità hanno poi suggerito a Scotty di non procedere oltre nei collaudi di una macchina così critica (spero di poter prima o poi leggere i suoi report di collaudo), destinata a un museo ove avrebbe per anni e anni fatto sognare piccoli e grandi (l’unico Bugatti che aveva volato!), ma prima di fermarla per sempre l’irrazionalità lo ha convinto a un ultimo volo ai comandi di un pezzo di storia. Ognuno è artefice del proprio destino e deve essere libero di vivere la propria vita in piena libertà, quando ciò non vada a ledere la libertà altrui; lo penso per Scotty Wilson (cui sarò grato per sempre per le emozioni che mi ha dato), ma è lo stesso pensiero che faccio in un mese di agosto funestato da tre morti con la tuta alare dopo anni di voli (e di video condivisi ovunque) sempre più estremi, voli che tecnicamente non hanno portato nulla a nessuno di noi, ma hanno realizzato per quei base jumpers il vero sogno dell’uomo di mettere le ali e di volare. Molti di noi vivono di passione e di sogni, e così interpretano il volo in tutti i suoi aspetti. Ma, riflettendo su alcuni commenti apparentemente cinici e brutali all’incidente del Bugatti 100P, devo dire che chi dissente, anche in maniera dura, ne ha tutto il diritto. Difficile pensare che “i piloti” debbano essere tutti signori romantici che, anche se pilotano un turboprop a 250 nodi, si commuovono nel vedere la replica di un Bleriot, o di un GeeBee (una vera macchina da suicidio), o lo stesso Bugatti 100P. Non tutti vivono di sogni, ma io voglio pensare che chi ogni mese legge questa rivista lo faccia anche per sognare un po’…

Rodolfo Biancorosso – direttore@vfraviation.it

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1 Commento

  1. Direttore

    Il National Transportation Safety Board ha rilasciato a fine 2017 la relazione finale sull’incidente al Bugatti 100P, sarà pubblicata su VFR Aviation di Febbraio 2018

    Rispondi

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