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L’EDITORIALE DI MAGGIO – IL MONDO È CAMBIATO, MA NON TUTTI SE NE SONO ACCORTI

L’EDITORIALE DI MAGGIO – IL MONDO È CAMBIATO, MA NON TUTTI SE NE SONO ACCORTI

Normalmente non ci occupiamo di trasporto aereo e di aviazione commerciale, ma quanto sta succedendo in questi giorni riguarda da vicino tutti noi, e ci riguarderà anche in futuro. Le vicende di Alitalia e di United Airlines, inoltre, hanno una stretta correlazione con i media e con il modo in cui le notizie sono confezionate e si diffondono.

Il mondo è cambiato, ma nel caso di Alitalia il management, i sindacati e il governo non se ne sono accorti.

La compagnia che negli anni d’oro ha portato con stile inconfondibile gli italiani nel mondo e milioni di turisti in Italia, è stata sistematicamente oggetto di uno scientifico saccheggio, fatto di pazzesco clientelismo, di scelte pervicacemente sbagliate (anche da parte dei lavoratori, sia chiaro) e di operazioni fallimentari nelle quali il management e la politica hanno mostrato tutta la loro incapacità.

In tutto ciò la compagnia non ha mai fatto utili negli ultimi 15 anni e dai primi anni 2000 la curva delle perdite è precipitata verso il basso, senza che il saccheggio si interrompesse.

Inutile recriminare sulle fallite operazioni del 2007/2008 con Lufthansa e Air France, inutile recriminare su ciò che avrebbe potuto essere, il nocciolo della questione è che se una compagnia aerea non funziona la si chiude o la si trasforma in altro, come accaduto in Svizzera e in Svezia, e sono i primi due esempi che mi vengono in mente.

Da quanto tempo si sente dire che Alitalia ha solo liquidità e carburante per un mese, e via alla ricerca di soldi, quelli delle banche o quelli di Ethiad, per tamponare senza rilanciare e senza cambiare nulla, se non le divise? Sindacati inesistenti, direttori generali della RAI che vengono messi a decidere di linee aeree, dopo essersi occupati di Carlo Conti e della “Prova del cuoco”, e in tutto ciò un’informazione davvero di regime che presenta il personale di Alitalia, gli stessi “Alitalians” che orgogliosi avevano firmato il primo aereo con la nuova livrea nel 2015, come degli ingrati e ottusi che con un “no” vanificano gli eroici sforzi di tutti per salvare la compagnia.

Nessuno che dica che nella attuale situazione è follia rimanere sul breve e medio raggio quando i passeggeri devono aggiungere uno zero al costo del biglietti rispetto a Vueling, Ryan o Norvegian.

Nessuno che decida con un vero piano industriale di investire sul lungo raggio acquisendo nuovi aeroplani, nessuno che addirittura oggi faccia qualcosa di “pratico e concreto” decidendo di spendere una manciata di euro per dotare gli aerei delle Sharklets che fanno risparmiare carburante. La decisione degli “Alitalians” con il loro 70% di no è più coraggiosa di quanto i media dicano, ed è l’unica che può portare a una nuova compagnia, qualunque cosa essa sia.

E vi faccio notare quello che nessuno scrive sui quotidiani o dice ai TG: chi ha votato “no” lo ha fatto per il futuro della compagnia che potrebbe non essere il proprio futuro, cosciente di poter perdere il proprio posto di lavoro, lo ha fatto con una assunzione di responsabilità fortissima che è l’unica che io ricordi negli ultimi 15 anni di storia di Alitalia.

Il mio cuore è con gli Alitalians, gli stessi che su una fusoliera hanno scritto “Darò il massimo ogni giorno per creare un’azienda nuova, che emozioni e conquisti le nostre persone e i nostri ospiti” o “Mi impegno a trasmettere tutta la mia positività per il rilancio della nostra nuova compagnia”. Era il 2015, appena due anni fa.

Il mondo è cambiato anche da quando esistono gli smartphone che in tempo reale consentono di pubblicare un video su Twitter, Facebook e Youtube, una sorta di informazione non filtrata e in tempo reale dagli effetti devastanti, ma in United Airlines forse non se ne erano ancora resi conto: il video pubblicato l’11 aprile del medico asiatico trascinato a forza, con tanto di ferita al volto, fuori dal volo United in overbooking sul quale doveva partire all’ultimo momento un equipaggio di quattro persone ha fatto il giro del mondo e ha dimostrato come in alcuni casi esista un potentissimo “controllo sociale” su aziende, politica, istituzioni e persone.

In questo caso United dovrà non solo rivedere le proprie procedure operative in caso di overbooking (il passeggero imbarcato è sacro), ma dovrà anche spiegare qualcosa (e farlo in modo convincente) ai suoi azionisti visto che una settimana dopo la pubblicazione del video ha perso in borsa la fantasmagorica cifra di un miliardo di dollari, senza contare le ripercussioni negative nei mesi a venire perché molti passeggeri opteranno per altre compagnie.

Roba che se noleggiava un 747 BBJ per i quattro dell’equipaggio faceva un affare.

Il mondo è cambiato, chi ancora non se ne fosse accorto è avvisato.

Rodolfo Biancorosso – direttore@vfraviation.it

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