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L’EDITORIALE DI FEBBRAIO – IMPRESE AEREE, DESIDERIO DI AVVENTURA E LIBERO ARBITRIO. ENTRO QUALI LIMITI?

In questi anni avete letto i report di imprese più o meno impegnative, portate a termine da normali piloti (quali potete essere voi che fate la gita di un centinaio di km il week end), spesso con velivoli assolutamente di serie. Imprese da non confondere con i raid turistici organizzati, spesso in gruppi di velivoli, che girano regolarmente tra Italia, resto d’Europa e, almeno sino a poco tempo fa, anche Nordafrica. Oggi non c’è più nulla da scoprire, l’Atlantico in monomotore è stato già traversato da Lindbergh (senza GPS, con una discreta dose di audacia e tanta fortuna), e ovunque si vada, sino nei posti più sperduti, c’è sempre un aeroporto, grande o piccolo, o almeno una pista di volo. E allora il limite si sposta, sempre più oltre, ed è un limite che riguarda le macchine e gli uomini. Se girare il mondo con un Pilatus PC12 è una bella impresa, tutto sommato piacevole e a rischio zero, farlo con un ultraleggero già diventa più “eroico”. Specie se parliamo di un volo in solitario, di un pilota solo con se stesso e con il suo velivolo.

Su questo numero vi proponiamo due approfondimenti di imprese portate a termine recentemente, entrambe per una prima tratta iniziale comune: Roberto Bisa è arrivato sino alla Terra del Fuoco con un Fly Synthesis Syncro assolutamente di serie, con i soli serbatoi maggiorati. Giuseppe Alabiso ha percorso lo stesso itinerario sino alla Groenlandia per poi tornare indietro, a bordo di uno Storm 300 appositamente attrezzato per i raid, con ossigeno, battellino di emergenza e ali riempite di polistirolo per rendere il velivolo inaffondabile. Nel primo caso il raid è stato programmato professionalmente con una preparazione scrupolosa sia del velivolo che del pilota (con la collaborazione dell’Aeronautica Militare), e con un enorme lavoro di autorizzazioni preventive per fare in modo che anche la parte burocratica fosse assolutamente regolare, in tutti i Paesi toccati. Nel secondo caso la preparazione ha riguardato in parte il solo velivolo, e a posteriori abbiamo saputo che troppo spesso la gestione del volo è stata condotta ignorando regole e addirittura precise richieste e raccomandazioni delle autorità (in Islanda ad Alabiso era stato chiesto di tornare indietro, lui è partito ed è arrivato sino in Groenlandia, ma è solo un episodio dei tanti). Due modi diversi di intendere uno spirito di avventura che è insito nell’uomo e che comunque ci fa ammirare chi porta a compimento raid di grande impegno. Purtroppo, due modi diversi che mi hanno costretto a parlare delle due imprese su questo numero in maniera totalmente differente: nel primo caso la prova in volo del Fly Synthesis Syncro che ha consentito il successo del raid sino in Argentina, una macchina eccezionale condotta da un pilota eccezionale, che ha previsto tutto il prevedibile e che è comunque conscio di aver affrontato alcuni inevitabili rischi. Nel secondo caso parlo al passato di una persona che considero uno dei miei fallimenti personali, una persona cui ho voluto bene e cui ho parlato fuori dai denti chiedendogli di cambiare immediatamente mentalità di volo (e lo stesso hanno tentato con lui altri amici che inizialmente lo avevano seguito con entusiasmo). Non mi rimprovero nulla, più chiaro di come sono stato non era possibile, ma mi addolora moltissimo non essere stato ascoltato. Con questa premessa vi propongo a pag 92 alcune considerazioni sull’incidente occorso a Giuseppe Alabiso lo scorso 23 Novembre, tanto difficili da scrivere, quanto necessarie. Se esiste un limite nel programmare e tentare imprese di questo tipo non posso essere io a dirlo, ma so per certo che esiste il limite del rispetto per un sistema nel quale si vuole operare, sfruttandone le possibilità e le regole, e soprattutto per l’altrui sicurezza, sia quella dei passeggeri di un liner costretto a riattaccare, sia quella di un passeggero portato in volo in condizioni impossibili. Nessun libero arbitrio, vero o presunto che sia, lo consentirà mai.

Rodolfo Biancorosso – direttore@vsaviation.it

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