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L’EDITORIALE DI DICEMBRE: PENSIERI IN LIBERTA’ MENTRE SALGO LA SCALETTA

L’EDITORIALE DI DICEMBRE: PENSIERI IN LIBERTA’ MENTRE SALGO LA SCALETTA

Viaggio spesso per lavoro e da alcuni anni a questa parte i costi annuali dei miei trasferimenti aerei si sono più che dimezzati grazie all’esplosione delle lowcost e alle aggressive politiche per conquistare passeggeri, destinazioni e slot. D’altronde se, come accaduto, devo anticipare un rientro o partire con un solo giorno di preavviso, tra i 65 euro di Ryanair e i 280 di Lufthansa per la stessa breve tratta non posso avere dubbi, anche se a bordo poi mi vendono i gratta e vinci (che alla fine compro perché una mano a quei ragazzi di cabina la do volentieri). E se, mentre scrivo questo editoriale, voglio prenotare un volo e con la scusa del Black Friday Ryanair me lo propone a 9,99 euro, non posso che domandarmi come sia mai possibile uscire dall’attuale situazione. Che tutto avesse un costo, che ci fosse prima o poi un “redde rationem” era tanto chiaro quanto inevitabile, così come sarà inevitabile che accada per altre compagnie e per motivi ben più gravi della cancellazione di alcune centinaia di voli. Ma andiamo con ordine, visto che per il caso Ryanair ho un punto di vista privilegiato e assolutamente terzo: seguo le vicende della compagnia tramite le storie personali di una decina di piloti, alcuni molto giovani e alla loro prima esperienza in linea, alcuni figli di amici, altri allievi di scuole di volo che seguo da anni, tutti appassionati lettori che mi scrivono privatamente raccontandomi del loro iter, dei loro problemi e anche delle loro soddisfazioni.

Si, perché oltre alle condizioni di lavoro, alle limitazioni, ai costi che devono sostenere, questi ragazzi hanno anche molte soddisfazioni, prima fra tutte quella di essere valutati per le loro capacità e di essere subito assunti se dimostrano di meritarlo. E, checché ne dica chiunque, in tanti si fanno le ossa così. Alcuni (pochi, eh?) sono soddisfatti del loro lavoro, specie quando per una serie di congiunture favorevoli non hanno sconvolgimenti di vita, di residenza, di spostamenti per poter lavorare, il che rende accettabile tutto il resto. Altri dopo due o tre anni scoppiano e non hanno altra scelta che andarsene via, anche se ciò comporta un importante reset di vita, perché in genere se ne vanno in estremo oriente, o in Russia, o nei paesi arabi, dove la richiesta è altissima. Pagati bene, coccolati e valorizzati. L’emorragia di comandanti che ha messo in ginocchio Ryanair era attesa, inevitabile, e non finirà se non cambiano le condizioni di lavoro, e se quindi non aumenta il costo finale per i passeggeri, il che alla fine vuol dire che per tutte le lowcost qualcosa deve cambiare, almeno nel medio termine, visto che per ora o vanno in crisi o proprio chiudono. E, nonostante tutto, non mi sembra che la compagnia irlandese abbia deciso nulla di epocale, e il fatto che pubblichi “proclami” mi lascia molto perplesso: sul sito leggo, oltre alle notizie settimanali con foto dei nuovi entusiasti piloti assunti, una dichiarazione del Capo Pilota Ray Conway che suona all’incirca così:

“Ryanair continua ad addestrare e a inserire in linea i migliori piloti perché sta espandendosi e aumentando la flotta. Non deve stupire se riceviamo centinaia di richieste di assunzione da parte di piloti di altre compagnie, attratti dalle nostre eccellenti condizioni di lavoro, dagli stipendi, dalle possibilità di carriera e dagli aeromobili nuovi”. Andate sul sito ryanair.com e vedrete che non è uno scherzo…

Ma c’è un altro aspetto che prima o poi dovrà imporre un cambio di passo, ed è quello molto complesso della fatica dei piloti quando le condizioni di lavoro sono tirate, se non al limite e anche oltre, quando sulla carta le ore di volo sono quelle giuste, ma i turni di riposo e i problemi relativi agli spostamenti caricano stress aggiuntivi i cui effetti magari si accumulano nel tempo. Non voglio generalizzare, e assolutamente non voglio pensare a scorciatoie o sconti sull’addestramento e sull’aggiornamento dei piloti, ma è un dato di fatto che negli ultimi anni sempre più incidenti e inconvenienti gravi hanno come concausa la fatica operativa dei piloti o un coordinamento carente che aumenta spesso il carico di lavoro del Comandante quando c’è qualche anomalia o qualche variazione dell’ultimo minuto. Al momento sto parlando di problematiche lontane da noi e magari circoscritte a compagnie minori, ma quanto accaduto al B737-500 di Utair (pag. 92) non può che far pensare a un futuro prossimo che va assolutamente rivisto. I passeggeri, probabilmente, sono anche disposti ad accettare un cambiamento di politica delle lowcost se cambiano anche i servizi, lo dimostra il successo emblematico di Norwegian che non pratica prezzi stracciati, ma neanche eccessivi, che offre servizi di primordine (pag. 60) e che gratifica i suoi equipaggi, con il risultato di aver appena messo in linea i 787 Dreamliner tra l’Italia e gli USA a un prezzo per il quale Alitalia non vi porta neanche da Roma a Torino. E noi utenti, noi passeggeri, possiamo far molto per accelerare questo ineluttabile cambiamento, semplicemente orientando le nostre scelte volontariamente e in condizioni al momento favorevoli, prima di essere costretti a farlo in altri scenari.

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